Alcune considerazioni sulle prime settimane post-elettorali

È probabile che nemmeno i più convinti sostenitori del Campo Largo immaginassero un inizio così deludente da parte della coalizione di centrosinistra.

Giunta e Consiglio non si sono ancora insediati ed è, ovviamente, impossibile pervenire a qualsivoglia giudizio sull’azione politica dei vincitori. Ma diverse vicende registratesi nelle prime settimane post-elettorali rappresentano, di per sè, un avvio sconsolante. Se il buon giorno si vede dal mattino, le premesse non sono esaltanti.

Avrebbe costituito una significativa dimostrazione di cambiamento un intervento perentorio della Presidente eletta o dei segretari del Campo Largo sulle pesantissime esercitazioni militari in corso, in Sardegna, in questi giorni; delle quali La Nuova Sardegna ha dato conto qui (https://www.lanuovasardegna.it/regione/2024/03/12/news/da-teulada-a-la-maddalena-giochi-di-guerra-vicino-alle-coste-della-sardegna-1.100488564).

Così come sarebbe stata auspicabile una presa di posizione sugli ultimissimi progetti in materia eolica, dell’ultimo dei quali l’Unione Sarda ha riferito proprio ieri (https://www.unionesarda.it/news-sardegna/sulcis-iglesiente/in-mare-65-pale-a-terra-un-parco-di-batterie-il-piano-delleolico-offshore-nel-sulcis-rrbt4eg3).

Sarebbe stato ugualmente importante replicare, in un senso o nell’altro, a Confindustria, che subito dopo le elezioni aveva sollecitato la nuova Presidente su idrogeno e nucleare pulito (https://www.lanuovasardegna.it/regione/2024/03/01/news/le-associazioni-di-categoria-ad-alessandra-todde-energia-e-trasporti-le-priorita-per-l-isola-1.100482147).

Per non parlare di varie rivendicazioni in corso, proprio in questi giorni, da parte di comitati spontanei che stanno lottando per questioni molto importanti (tra gli altri, gli Oss e gli oppositori al Thyrrenian Link), che meriterebbero senz’altro maggiore considerazione così come accadeva durante la campagna elettorale, quando non si perdeva occasione per fare visita a qualsiasi tipo di drappello spontaneo.

Non c’è stato modo, invece, di intervenire su questi temi – sarebbero bastate due righe su facebook – perchè da giorni le varie prese di posizione del Campo Largo hanno riguardato tutt’altro. Ad esempio, attaccare le minoranze per non essersi rammaricate abbastanza del successo di Marsilio. Come se fosse una questione riguardante le forze sarde. Le quali, infatti, si sono ritrovate a Milis in una partecipatissima riunione – a parlare di Sardegna, e non di altre Regioni – che fa ben sperare per il futuro, e di cui daremo conto in seguito.

Si era parlato di competenza per la costituzione dell’esecutivo; non è da escludere che il criterio, alla fine, possa essere questo, ma per ora si è sentito parlare unicamente di rivendicazioni partitiche in termini numerici e di nomi, sinceramente, non esaltanti; col PD in testa alle pretese ma con le liste minori che non dimenticano quotidianamente di ricordare che il loro risultato, decisivo per il successo, meriterebbe di essere premiato con una o più deleghe. Di discorsi nel merito, finora, neanche l’ombra.

Nemmeno troppo opportuno, poi, si è rivelato un certo modo di festeggiare la vittoria di misura in assenza del completamento delle operazioni di spoglio. Così come la frettolosa indicazione, sulla pagina facebook, del titolo di “Prima Presidente” ben prima che fossero disponibili i risultati ufficiali. Se la destra, a seguito del completamento delle operazioni, fosse risultata vincitrice – come in qualche momento era sembrato addirittura possibile – la Sardegna sarebbe stata esposta ad una figuraccia di rilievo europeo. C’è da augurarsi, pertanto, che in futuro si utilizzi cautela nel compimento dei vari passi istituzionali: anche l’attacco a Solinas sulle ultime delibere ha costituito un boomerang, perchè gli ha consentito una facile replica nel richiamo di precedenti esperienze.

Maggiore prudenza avrebbe richiesto altresì il post seguito all’articolo di Elvira Serra sull’Ospedale di Nuoro. Esso ha scatenato l’ira di molti medici, che sono finiti nel calderone pur essendo vittime e non certo responsabili di una gestione politica scellerata.

E ancora, sarebbe stata senz’altro opportuna un po’ più di saggezza in occasione della sovraesposizione alla quale la Presidente è stata chiamata per le regionali abruzzesi. Era proprio necessaria una presenza così massiccia? La sconfitta di D’Amico ha notevolmente ridimensionato la figura della Todde, che avrebbe potuto utilizzare la ribalta mediatica senza precedenti garantita dalla vittoria elettorale (sia pur risicata) per aumentare il potere contrattuale della Regione nei confronti del Governo nazionale; ed invece, così facendo, ha fatto svanire sul nascere il c.d. “Effetto Todde”, facendo apparire quasi fortuita la vittoria (non a caso, secondo l’Istituto Cattaneo, favorita dall’inaspettato voto disgiunto della Lega con la quale, peraltro, i 5 Stelle avevano governato l’Italia) e rendendo ancora più evidente che il partito di Conte riscuote un livello di consenso del tutto irrisorio rispetto alla considerazione che verso di loro nutrono gli ex rivali del PD.

Sarebbe stato senz’altro più utile, per la Sardegna, se la nuova Presidente avesse approfittato dell’onda favorevole per rivendicare, davanti alla Meloni, ciò di cui necessita la nostra terra, specie con riferimento alle notizie di cui si è detto all’inizio; piuttosto che vanificare significativamente, nella disastrosa spedizione in Abruzzo, la forza contrattuale ottenuta il 25 febbraio.

Emerge con tutta evidenza che quando si deve rendere conto a partiti nazionali, l’autonomia degli esponenti locali ne esce fortemente condizionata. Un Presidente espressione di forze unicamente sarde non sarebbe stato chiamato a fare propaganda elettorale in un’altra Regione, nel momento del trionfo; e se avesse tenuto conto unicamente degli interessi della Sardegna (e non di quelli del proprio partito guidato a Roma) non avrebbe sciupato il vento in poppa per una causa estranea a quella della nostra Isola.

Dopo appena due settimane, la Todde appare già politicamente indebolita, sia nei confronti del PD, sia nei confronti della Meloni. Ma anche agli occhi di tanti elettori che avevano ceduto alla dottrina del voto utile; del quale, nei discorsi privati, iniziano – ormai troppo tardi – a pentirsi.

Antonio Piras