La Sardegna si ribella: trema la Fiera di Vienna

Hanno rimbombato come un tuono le perentorie parole della Presidente della Regione di fronte ad uno sgarbo inaccettabile: l’incresciosa dimenticanza – in un evento che ci sta coinvolgendo emotivamente tutti, come la nota Fiera delle Vacanze di Vienna – della Sardegna e della Sicilia nel logo che rappresenta l’Italia, nientemeno che nell’influente stand della Calabria.

La rilevanza di questa vicenda è, oggettivamente, notevole. Il silenzio sul punto stava diventando assordante.

La percezione è che negli ultimi giorni siano stati ben pochi i sardi che non abbiano seguito le vicende dello stand della Calabria alla Fiera di Vienna. Nei bar, negli uffici, tra gli studenti l’argomento era assai gettonato. Dimenticare la Sardegna nel logo ha costituito un danno pesante per l’Isola; c’è il rischio che le miriadi di persone che avevano colto questa omissione snobberanno la nostra Regione nelle prenotazioni riguardanti l’imminente stagione turistica. Non certo per il costo dei trasporti ma proprio perché non l’hanno vista nel logo.

Provvidenziale è arrivato, così, il post della Presidente Todde, che si è detta “profondamente delusa e sorpresa” per questa esclusione. Un’omissione che “dimentica la nostra identità”; per questa ragione, la nuova governatrice ha chiesto agli organizzatori “un chiarimento immediato” e “azioni concrete per garantire il giusto riconoscimento e la considerazione che la Sardegna e la Sicilia meritano ogni volta che si porta nel mondo l’immagine dell’Italia”.

Finalmente si avverte la presenza forte di qualcuno che ci tutela nelle battaglie importanti.

Di tali rivendicazioni la Sardegna aveva urgente bisogno. Il momento è arrivato. E l’intero popolo sardo dovrebbe accodarsi a una richiesta tanto impellente. Eppure, mentre cotante energie venivano profuse per richiedere finalmente, per la Sardegna, la considerazione che la nostra terra merita, altri hanno preferito disperdere il proprio impegno su altre questioni di rilievo oggettivamente minore. Si pensi, ad esempio, ai sindaci del nuorese che qualche giorno fa si sono riuniti per elaborare strategie giuridiche al fine di opporsi ai nuovi progetti che stanno riguardando il loro territori. O ai comitati che hanno protestato contro le esercitazioni militari attualmente in corso in Sardegna. Per non parlare di tutti coloro che negli ultimi giorni hanno sollevando la ripetitiva questione dell’assenza di collegamenti tra l’isola e il continente nel periodo pasquale alle porte.

Se si vuole definitivamente sconfiggere la destra e rimediare ai disastri di Solinas, non si possono disperdere le forze in battaglie solitarie. È indispensabile stare uniti al fianco di chi sta lottando per le vere priorità. Il logo dello stand calabrese alla Fiera di Vienna è una di queste. E non lo sono certo le ennesime bombe lanciate durante le esercitazioni militari, che si spera diventino sempre più “sostenibili”; né i tentativi di bloccare l’assalto eolico nelle zone interne, come la riunione tenutasi ieri a Seneghe. Nè la questione delle batterie al litio di Portovesme.

Visto che non c’è il tempo per trattare tutto, anche in considerazione che le trattative per la formazione della Giunta ne assorbono tanto, è necessario compiere delle scelte strategiche precise. E la direzione è tracciata: identità e cultura vanno difese, in primis, con loghi fatti bene.

Per discutere delle bombe che continuano a essere riversate sulla nostra terra ci sarà tempo, di qui ai prossimi cinque anni. Anche perché, preso atto che il Campo Largo sta affondando come la Sardegna nel logo calabrese, è meglio concentrarsi sugli strumenti – anziché di distruzione – di distrazione di massa.

Antonio Piras