Moratoria sull’eolico, ultimi sviluppi: cosa dobbiamo aspettarci?

In occasione della presentazione della Giunta, la Presidente della Regione ha rilasciato una dichiarazione, passata quasi inosservata, che avrebbe meritato ben altro risalto. Premette la Todde a proposito  dell’installazione di impianti da energia rinnovabile: “abbiamo già pronta una bozza di moratoria da presentare, in attesa del completamento della mappa delle aree idonee e vorrei che si affronti immediatamente”. Fin qui, affermazioni in linea con quanto sostenuto  nel corso della campagna elettorale e nel periodo successivo alle elezioni. Ma, immediatamente dopo, si lascia andare ad un’ammissione clamorosa: “sappiamo già che la moratoria potrà essere respinta e impugnata, ma vuole essere un segnale forte per chiudere in fretta sulla mappa delle aree idonee a livello nazionale e dare delle regole che si possono mettere in campo per proteggere beni per noi non negoziabili” (Unione Sarda, 9 aprile 2024).

La Todde, di fatto, dà l’impressione di mettere le mani avanti e iniziare timidamente a prospettare l’ipotesi che la moratoria promessa a lungo non possa essere attuata, se non in via simbolica.

A beneficio di chi non avesse seguito la tematica, si tratta di un provvedimento con cui si bloccherebbe l’iter di realizzazione di “impianti a fonti rinnovabili”, in attesa che venga approvata la legge regionale di individuazione delle aree idonee ad ospitarli (nelle more, tale individuazione è rimessa a una norma transitoria nazionale che di fatto consente l’avvio di numerosi procedimenti).

In precedenza, avevamo segnalato ripetutamente che la moratoria avventatamente promessa ai sardi dalla Todde non potrà essere efficacemente approvata perché ciò è impedito dall’art. 20, comma 6, d.lgs. 199/2021 (c.d. Decreto Draghi), il quale prevede che “nelle more dell’individuazione  delle  aree  idonee,  non  possono   essere  disposte  moratorie  ovvero  sospensioni  dei   termini   dei     procedimenti di autorizzazione”.

Si tratta di una disposizione nota alla Presidente, in quanto introdotta con un decreto legislativo emanato, appunto, dal Governo Draghi, esecutivo appoggiato tra gli altri dai 5 Stelle e dal PD e nel quale la Todde rivestiva l’importante ruolo di Vice Ministro dello Sviluppo Economico. Il divieto, peraltro, non era contemplato nella legge delega; quindi, è di paternità interamente governativa. Il comma 6, inoltre, è stato introdotto con l’attuale formulazione fin dall’origine; non è stato in alcun modo modificato dall’attuale maggioranza di centrodestra. A ciò si aggiunga che, come indica il Preambolo del decreto, quest’ultimo è stato emanato dal Consiglio dei Ministri su proposta del Presidente del Consiglio di concerto, tra gli altri, col Ministro dello sviluppo economico. Ossia, al tempo, il dicastero della Todde.

Pertanto, mentre un qualsiasi altro Presidente della Regione avrebbe potuto affrontare lo scontro a testa alta, la Todde non potrà farlo conservando intatta la propria credibilità politica, perché dovrebbe contestare una norma approvata dal suo Governo, sentito il Ministero nel quale occupava, al tempo, la casella di Vice Ministro. E, qualora dovesse spuntarla, dovrebbe ammettere di aver contribuito a far approvare (o quantomeno a non ostacolare in alcun modo) a Roma una norma nociva per l’Isola nonché incostituzionale per difetto di competenza.

Dunque, delle due l’una: o la Todde, in campagna elettorale, non ne ha parlato in quanto non a conoscenza del divieto di moratoria sancito dal Governo di cui faceva parte, e ciò risulterebbe deplorevole, visto il ruolo da lei rivestito; oppure, se lo conosceva, non l’ha detto ai sardi: eventualità ancora più spiacevole. Durante il tour dei mesi scorsi, infatti, non ha mai citato questo divieto (rimase, anzi, celebre la frase “il decreto Draghi non esiste”); né lo ha fatto subito dopo la vittoria, ribadendo anzi in conferenza stampa l’urgenza “di una moratoria che sostenga la transizione energetica” (Unione Sarda, 28 febbraio 2024). È anche vero che nessun giornalista gliel’ha chiesto, a differenza di altre trascurabili questioni, anche personali.

Ieri, per la prima volta, ha affermato pubblicamente che la moratoria “potrà essere respinta e impugnata”. Ed è vero: anzi, è pressochè inevitabile che ciò accada. Qualora, infatti, il Consiglio Regionale dovesse approvare per legge la famigerata moratoria, il Governo nazionale solleverà il conflitto di attribuzioni davanti alla Corte Costituzionale, facendo valere l’incompetenza della Regione a legiferare sul tema, ritenendolo appannaggio del legislatore nazionale.  Se, invece, si interverrà con un (inconsistente) atto della Giunta, gli interessati adiranno la magistratura amministrativa al fine di rilevare il contrasto della disposizione regolamentare con la normativa primaria nazionale. Nella prima ipotesi, l’unica possibilità è che la Consulta riconosca, sul tema, la competenza della Regione; ma se anche ciò (difficilmente) accadesse significherebbe, per la Todde,  dover ammettere che da Vice Ministro non si è attivata affinchè il suo Governo evitasse di scavalcare le attribuzioni regionali con grave danno per la Sardegna. Per lei, in entrambi i casi, si tratterebbe di un disastroso harakiri politico.

È possibile, pertanto, che l’obiettivo “tattico” sia un altro: ossia, far sì che il Consiglio Regionale approvi la moratoria, pur sapendo che questa non potrà acquistare reale efficacia; in tal caso, come detto, sorgerebbe il contenzioso col Governo; l’amministrazione regionale, al momento dell’impugnazione, accuserebbe quest’ultimo di invadere le attribuzioni della Sardegna, impedendole di autodeterminarsi; nel frattempo, verrebbe approvata in via Roma la legge regionale sulle aree idonee, rendendo – a quel punto – superata la necessità della moratoria; col risultato – confidando nella memoria corta di tanti – di dipingere la Todde come la paladina degli interessi dell’Isola e di imputare contestualmente al Governo nazionale la responsabilità per aver cercato di impedire che i sardi si difendessero dalla speculazione eolica. Ovviamente ciò potrebbe funzionare solo se la legge sulle aree idonee venisse approvata prima della pronuncia della Consulta perché in caso contrario sarebbe una disfatta. Ad ogni modo, si tratterebbe di una gigantesca messinscena, priva di reali benefici giuridici per la Sardegna.

A complicare il quadro si è aggiunta una recentissima sentenza del Consiglio di Stato, di cui si attendono le motivazioni, che – a proposito del potenziamento del parco eolico Nulvi-Ploaghe” – e col rischio dell’installazione di pale eoliche accanto alla Basilica di Saccargia, ha ritenuto “prevalente l’interesse all’incremento delle fonti di energia rinnovabili”;  secondo la Nuova Sardegna, non certo ostile alla nuova maggioranza, “sposando la teoria del Governo Draghi sulle pale eoliche in Sardegna” (La Nuova Sardegna, 8 aprile 2024). Non ci ripetiamo sulla composizione di quell’Esecutivo.

Ulteriore elemento preoccupante sul tema è rappresentato dalle rivelazioni pubblicate dal giornalista Mauro Pili a proposito del nuovo Assessore all’Industria, insediatosi giusto ieri: secondo Pili, il nuovo assessore sarebbe “titolare e amministratore di una società che dal 2022 (…) si occupa di servizi di relazione con soggetti pubblici e privati a supporto della realizzazione di progetti e impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili”, nonché di “individuazione e scouting di siti idonei alla realizzazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili”.

Se tali indiscrezioni fossero confermate, si tratterebbe di una vicenda a dir poco imbarazzante per la nuova Giunta. Tanto che anche un personaggio assai seguito dal pubblico come Mario Guerrini, che in campagna elettorale ha sostenuto apertamente la Todde, si è spinto ad affermare in proposito: “sono semplicemente sbalordito. Spero sia una voce infondata e non lo scandalo che si prospetta”. E il giornalista Vito Biolchini, non certo ostile al Campo Largo nei mesi scorsi, aggiunge: “Ci sono scelte che lasciano perplessi. Dopo aver annunciato la sacra battaglia contro l’eolico, è opportuno aver accettato dal PD l’indicazione di Emanuele Cani all’Industria, essendo l’ex segretario regionale del partito ed ex deputato impegnato professionalmente nel settore delle energie rinnovabili?”

La Presidente, pertanto, dovrebbe essere immediatamente chiamata dalla stampa a rispondere alle seguenti domande: come mai non ha mai parlato in campagna elettorale della possibilità che la moratoria potesse essere “impugnata e respinta”? Era a conoscenza del divieto di moratoria introdotto dal Governo di cui faceva parte? A cosa è dovuto il pessimismo sotteso alle dichiarazioni di ieri rispetto alle rassicurazioni dei mesi scorsi? Giuridicamente, ritiene che l’eventuale impugnazione possa essere agevolata dalle (o addirittura fondata sulle) norme emanate dal Governo Draghi? Quale sarà la linea della Giunta per resistere all’eventuale impugnazione e far valere la moratoria promessa per mesi ai sardi e della quale ora si prospetta una probabile inefficacia? Era a conoscenza dell’impegno professionale del nuovo Assessore all’Industria? Se sì, come mai la scelta è ricaduta comunque su di lui? Come intende risolvere questo potenziale conflitto di interessi? Cosa pensa dell’impianto normativo apprestato dal Governo Draghi su cui si sta basando il Consiglio di Stato?

PS. In occasione della prima conferenza stampa da eletta della Todde, apparve immediatamente palese l’irrealizzabilità del suo proposito di modificare la legge 1/77 (relativa all’organizzazione amministrativa della Regione) prima della formazione della Giunta. Come non era difficile immaginare, tale proposito non si è concretizzato. Prima di lanciare altisonanti proclami, che ingenerano aspettative rilevanti nella popolazione (e fanno crescere il consenso), sarebbe prudente verificarne la fattibilità giuridica; e ciò sarebbe stato opportuno anche per la moratoria sull’eolico.

Antonio Piras