L’imbarazzante posizione di Truzzu e Todde sull’autonomia differenziata

È inspiegabile che nessun giornalista abbia chiesto conto ai candidati Truzzu e Todde di una questione politica spinosa la quale, politicamente, li tocca assai da vicino. Ossia, l’approvazione in prima lettura, da parte del centrodestra, del ddl Calderoli; il quale, in attuazione dell’art. 116 Cost., avvia l’iter per garantire maggiori condizioni di autonomia alle Regioni a Statuto ordinario, secondo modalità che generano numerose incognite circa la possibilità di rispettare i livelli essenziali delle prestazioni nelle Regioni meno sviluppate.

Il motivo per cui si citano i candidati Truzzu e Todde, e non Soru, è presto detto: quest’ultimo ha preso chiaramente posizione, con un comunicato, contro la linea espressa dal Governo. La collocazione del leader della Coalizione Sarda, pertanto, è chiara e in linea con le opinioni precedenti.

Da parte del Sindaco di Cagliari, invece, non è pervenuto alcun commento su un tema tanto delicato. Non è dato sapere, pertanto, quale sia l’idea di Truzzu sul tema. È favorevole al ddl Calderoli? Questa legge, se approvata, avrebbe – secondo lui – effetti positivi o negativi sulla Sardegna? Se sì, quali? E qualora diventasse Presidente della Regione, si attesterebbe su quali posizioni nei confronti della leader del suo partito Meloni, la quale ne ha fortemente voluto la candidatura e ha tappezzato le città di proprie immagini, come se Truzzu non esistesse? Prevarrebbe la fedeltà a Fratelli d’Italia o l’aspirazione a difendere gli interessi di tutti i sardi? Chi comanda tra i due? Non è dato sapere, dato che nessun giornalista gli ha posto il tema. Il candidato del centrodestra continua a portare avanti una campagna elettorale caratterizzata dal basso profilo e dall’assenza di posizioni nette: in altre parole, dal silenzio.

Tuttavia, si rivela assai più imbarazzante la posizione dei 5 Stelle che ieri, al Senato, hanno votato contro l’approvazione del ddl citato. Nonchè di Alessandra Todde, la quale – approfittando della memoria corta di tanti italiani – scrive sul suo profilo facebook: “Con il voto al Senato sull’Autonomia, Meloni spacca il Paese e tradisce il Sud. Non ci sarà un soldo per finanziare i servizi essenziali nei territori più fragili. In questo modo la destra condanna milioni di cittadini a sentirsi italiani di serie B”.

Parole che stridono, data la provenienza dai 5 Stelle guidati da Conte. L’ex Presidente del Consiglio sarà, a breve, in Sardegna a promuovere la campagna elettorale per la deputata nuorese, che ha definito “candidata per cambiare il volto alla Sardegna” e ha fatto eleggere in Parlamento nelle liste bloccate in un collegio lombardo. I due, in altre parole, sono politicamente in simbiosi.

Alla luce di questo, pertanto, la Todde non può certo definirsi distante da Conte, che sulla base dello Statuto dei 5 Stelle “è l’unico titolare e responsabile della determinazione e dell’attuazione dell’indirizzo politico del MoVimento 5 Stelle”. Pertanto, decide tutto lui; e detterà anche la linea della Todde, una volta eletta.

Alla luce di questo, è molto importante ricordare che lo stesso Giuseppe Conte ha guidato, da Presidente del Consiglio, il Governo c.d. Gialloverde, sostenuto da 5 Stelle e Lega. Andando a ripescare il famoso “Contratto di Governo”, ossia il programma dell’Esecutivo Conte I, si può leggere, al punto 20: “Sotto il profilo del regionalismo, l’impegno sarà quello di porre come questione prioritaria nell’agenda di Governo l’attribuzione, per tutte le Regioni che motivatamente lo richiedano, di maggiore autonomia in attuazione dell’art. 116, terzo comma, della Costituzione, portando anche a rapida conclusione le trattative tra Governo e Regioni attualmente aperte”.

In altre parole, il processo avviato ieri dalla maggioranza di Governo, che secondo la candidata grillina condanna milioni di italiani a sentirsi cittadini di Serie B, costituiva “questione prioritaria” del primo Governo di Giuseppe Conte; ovvero, colui che ha scelto la Todde, l’uomo che per Statuto decide l’indirizzo politico del suo partito, e che tra qualche giorno si attarderà in Sardegna per promuovere la sua candidata. Colei che vuole accreditarsi come argine contro la destra.

Le domande sorgono naturali: ci si può fidare di una forza politica che su questioni così importanti cambia idea, nel giro di breve tempo, in maniera così drastica? Come mai Conte può permettersi di affermare due cose tanto diverse? Cosa gli ha fatto cambiare idea a 180° nel giro di pochissimi anni? Cosa pensa la Todde della precedente posizione del suo partito? Chi ci assicura che non cambierà di nuovo opinione, magari tornando alla linea originaria? La Todde è in grado di dire che il Governo Conte I stava – citando le sue stesse parole – “condannando milioni di cittadini a sentirsi italiani di serie B”?

La posizione della Todde e di Truzzu certificano una sola conclusione, ancora una volta. E cioè che i candidati del centrodestra e del Campo Largo non possono operare in autonomia nel perseguire gli interessi dei sardi. Sono irrimediabilmente assoggettati alla linea dettata dai loro leader di partito nazionali. Truzzu non potrà dire una parola contro il ddl Calderoli. La Todde sarà costretta a seguire le continue e preoccupanti giravolte di Conte.

Solo una forza che operi interamente in Sardegna avrà la libertà di opporsi a provvedimenti che danneggeranno la nostra isola. Per il semplice motivo che non dovrà obbedire alla linea dettata da Roma. In attesa che qualche giornalista interrompa le passerelle preconfezionate di chi è stato scelto oltre mare, per porre, finalmente, domande serie.

Antonio Piras