La Todde fugge ancora dal confronto con Soru

Come molti già sanno, nel corso dell’incontro tenutosi ieri a Nuoro Renato Soru ha rivolto due proposte ad Alessandra Todde: tentare un percorso unitario, da ricercarsi mediante un passo indietro di entrambi a favore di un candidato condiviso; svolgere un confronto pubblico – avente ad oggetto i progetti di entrambi per la Sardegna – sul luogo e sulla data del quale Soru ha lasciato alla Todde completa libertà di scelta; rendendosi anche disponibile a cancellare qualsiasi impegno per consentirne lo svolgimento nelle forme gradite all’avversaria.

La clamorosa risposta di Alessandra Todde è arrivata questo pomeriggio, in diretta su Radio 1, nel corso della trasmissione “Un giorno da pecora”. Dopo aver respinto l’ipotesi di un candidato di mediazione – rendendo peraltro evidente che il Campo Largo e la sua candidata hanno deciso di sacrificare l’unità del centrosinistra sull’altare del nome della Todde – il conduttore ha chiesto specificamente alla ex sottosegretaria se fosse disponibile quantomeno allo svolgimento del faccia a faccia con Soru sui programmi delle due coalizioni.

La risposta di Alessandra Todde lascia interdetti, data la provenienza da chi intende proporsi ai cittadini per assumere una carica pubblica elettiva così importante, in quanto rappresentativa di tutti i sardi: “Credo nei confronti, non nelle corride”, ha affermato; facendo anche cenno – purtroppo interrotta da Geppi Cucciari – all’utilizzo delle pentole utilizzate nel programma televisivo di Corrado.

Meraviglia il fatto che la risposta della Todde non occupi ancora le prime pagine delle testate di informazione isolane; quantomeno per due motivi.

Innanzitutto perché, in questo modo, la candidata del Campo Largo ha automaticamente invalidato – se mai ce ne fosse stato bisogno – gran parte degli argomenti utilizzati a suo sostegno: ossia, il fatto che Soru perseguisse unicamente la propria ambizione personale e l’assunto secondo cui senza unità si favorirebbe la destra. Emerge, infatti, che l’unico concetto che viene anteposto a qualsiasi principio, foss’anche l’unità del centrosinistra, e all’obiettivo di detronizzare la destra di Truzzu e Solinas, è proprio il nome di Alessandra Todde: muoia Sansone con tutti i Filistei! Si evidenzia drammaticamente, dunque, che la principale preoccupazione del Campo Largo e di chi lo guida non è quella di sconfiggere la destra, bensì lo sforzo di tenere in piedi l’alleanza PD-5S ad ogni costo, al fine di salvaguardare gli equilibri nazionali in vista di Regionali ed Europee sui quali poggia – senza possibilità di revisione – la candidatura dell’imprenditrice nuorese, ex Vice Ministro di Giorgetti.

Peraltro, la seconda ragione per cui la risposta della Todde meriterebbe risalto nei giornali e siti politici sardi è un’altra. Oltre a chiederci, infatti, cosa sarebbe accaduto se una replica di questo tenore l’avesse regalata Soru (ipotizziamolo: “despota, autoritario, accentratore” ecc.) ci dovremmo interrogare sulla concezione di democrazia della candidata pentastellata e della coalizione che la appoggia.

La Todde, infatti, ha, finora, rifiutato qualsiasi occasione di confronto diretto con Soru.

La principale opportunità – e il tempo c’era tutto – sarebbe stata ovviamente quella ampia e coinvolgente scaturente dallo svolgimento delle primarie, negate all’imprenditore di Sanluri col pretesto che il tavolo del Campo Largo così aveva deciso nelle segrete stanze.

La seconda occasione di confronto poteva avere luogo il 16 novembre scorso. La Todde aveva proposto a Soru una riunione a porte chiuse. Questa sarebbe dovuta rimanere riservata, ma la deputata dei 5 Stelle, parlando con alcuni giornalisti, ne aveva divulgato luogo e orario ad insaputa dell’interlocutore. Soru, a quel punto, convocò anche i giornalisti. La Todde rifiutò di prendervi parte, adducendo come argomentazione lo spostamento del luogo e la modifica all’ultimo delle modalità di svolgimento dell’incontro; il quale, infatti, non si tenne.

La terza occasione sprecata, come detto, è quella che la Todde ha rifiutato, senza motivarlo, nella giornata odierna. Addirittura, in ambienti vicini alla Todde, qualcuno sostiene pubblicamente che il confronto potrà esserci con Truzzu ma non con Soru. Col centrodestra, dunque, non sarebbe una corrida? E gli appelli all’unità rilanciati fino a poco prima?

Tutto ciò è preoccupante e fa sorgere numerose domande, che una stampa attenta dovrebbe sollevare ai diretti interessati.

Cosa pensa Comandini della risposta di Todde? Cosa ritiene del fatto che a uno dei fondatori del suo partito, che chiede un confronto pubblico civile e democratico, si risponda negativamente affermando che si tratterebbe di una corrida?

Come si comporterebbe la Todde se venisse eletta in Consiglio Regionale? Considererebbe corride anche le richieste di confronto che dovessero pervenire dall’opposizione? Si sottrarrebbe agli incontri con le altre parti politiche e con i cittadini da esse rappresentati, come sta facendo in campagna elettorale?

Cosa pensano gli elettori del PD nel momento in cui appoggiano una candidata che è stata eletta (legittimamente) al Parlamento con liste bloccate, quindi senza le preferenze degli elettori, e che fa parte di un Movimento il cui Statuto recita che il Presidente, ossia Giuseppe Conte, “è l’unico titolare e responsabile della determinazione e dell’attuazione dell’indirizzo politico del MoVimento 5 Stelle”?

Ecco la chiave di lettura: quella parte del PD e dell’area progressista sarda che ha scelto la Todde ha deciso di abdicare ai propri principi fondativi, ossia le primarie e il confronto democratico (che dà addirittura il nome al partito) per abbracciare, senza possibilità di discussione, le scelte di un “movimento” nato col motto “uno vale uno” e passato alla regola del “decide solo uno”, in cui tutto è calato dall’alto e in cui i cittadini devono solo ratificare un copione già scritto; confermando che “il momento del noi” non è che uno slogan finito nelle mani sbagliate.

Antonio Piras