La strategia narrativa della nuova amministrazione regionale

La linea politica adottata dalla nuova amministrazione regionale è totalmente incentrata su una narrazione assai più somigliante ad una campagna elettorale permanente che ad un’azione ammistrativa mirata ad essere concretamente incisiva.

L’essersi impudentemente intestati la prima partecipazione al Pride di un/una Presidente della Regione, appannaggio in realtá di Francesco Pigliaru, non è che l’ultimo di una lunga serie di annunci, che in pochi verificheranno, finalizzati a costruire un’immagine più che a raccontare ciò che accade veramente. E l’inutile “moratoria” approvata quest’oggi rappresenta l’ennesima riprova di questa tattica che nel breve termine porta consensi ma nel lungo periodo si trasformerà in un boomerang.

Nei primissimi mesi del mandato, si aveva l’impressione che tale strategia fosse finalizzata alle imminenti elezioni comunali ed europee, con l’obiettivo di fornire all’elettorato un’immagine di sé caratterizzata dall’attivismo e dal rinnovamento; ciò in quanto, in due soli mesi, non ci sarebbe stato il tempo per rivelarne la reale sostanza ed era importante conservare il consenso ottenuto a febbraio. Il problema, però, sta nel fatto che le elezioni comunali ed europee si sono svolte quasi un mese fa, la campagna elettorale è terminata da tempo e i sardi attendono, quasi rassegnati, la concretizzazione delle tante promesse evocate prima delle elezioni. Non si ricordano provvedimenti (reali) di peso – e costituiscono conferma più o meno indiretta di ciò i rilievi critici di importanti esponenti del Campo Largo quali Uras, Capelli e Cugusi – mentre la maggioranza prosegue imperterrita nella scelta di affidare alla auto-narrazione, anziché ai provvedimenti, il compito di consegnare ai sardi un’immagine di sé che nel concreto si rivela assai differente.

In campagna elettorale, la versione del Campo Largo era stata basata, principalmente, sul proporsi come la novità; con l’esaltazione di competenze che venivano raffigurate come fenomenali e la richiesta del voto utile per sconfiggere una destra disastrosa. Su queste competenze ci sarebbe, in realtà, da discutere; quanto alla novità, lo staff che ha curato la campagna del Campo Largo si è ben curato di tenere in ombra la partecipazione della Todde ai Governi Conte II e Draghi, la collaborazione nella stesura dei decreti Draghi o la presenza nelle liste del Campo Largo di reduci dall’esperienza Solinas; qualcuno dei quali, ora, fa parte della Giunta.

Il ricorso alla strategia della narrazione, tuttavia, è divenuto – sorprendentemente – ancora più incessante in questi primi (quasi) cento giorni di amministrazione, anche mediante l’utilizzo di pagine istituzionali quali quella della Regione.

Quest’oggi, come detto, è stato approvato l’ormai famoso ddl 15, che di moratoria ha solo il nome; eppure, la gran parte dei cittadini sardi, subissati di annunci, è convinta che questo provvedimento bloccherà la speculazione eolica in corso. Servirà tempo per accorgersi dell’amara realtà e rendersi conto che non sarà così; ma tali dimostrazioni arriveranno molto tardi, quando l’effetto della narrazione – ossia quello di apparire come i paladini che guidano il popolo sardo contro le multinazionali – sarà stato ottenuto. Così come le denunce incessanti sui ritardi nell’approvazione del decreto sulle aree idonee, da parte del Governo Meloni, hanno fatto passare totalmente in secondo piano le inerzie del medesimo Governo Draghi, che ha previsto tempistiche (180 giorni per l’emanazione del DM) che esso stesso non ha rispettato pur avendo avuto a disposizione quasi un anno di tempo tra l’emanazione del d. lgs. 199/2021 e la cerimonia della campanella.

La vicenda dell’eolico è diventata ormai una questione di dominio pubblico; ma chi ha seguito la politica regionale negli ultimi tempi ha avuto modo di assistere a numerosi altri esempi di narrazione sulla linea di quanto si è detto sopra.

Nel giorno della vittoria elettorale, ad esempio, era stato promesso che legge regionale n. 1/1977 sul funzionamento degli assessorati sarebbe stata modificata addirittura prima dell’insediamento della Giunta. Fatto che – come avevamo già chiarito in un’altra sede – non sarebbe stato possibile per motivi oggettivi. Eppure, in quel momento, quel concetto è passato. In pochi saranno andati a vedere che si trattava solo di uno slogan.

Sempre nei primi giorni successivi alle elezioni erano state rilasciate dichiarazioni con cui si enunciavano i criteri per la composizione della nuova amministrazione regionale: donne, giovani e competenza. Le donne che hanno avuto un assessorato sono meno di quelle della Giunta Soru, insediatasi vent’anni prima; di giovani nemmeno l’ombra; e, quanto alla competenza, ci sarebbe da discutere, specie se ci si riferisce al Super Staff creato ai tempi di Solinas, l’opposizione al quale annunciò barricate su quella legge mentre ora, diventata maggioranza, se ne avvale a piene mani nominando, in quei posti dai costi abnormi, candidati non eletti o persone molto vicine ai partiti. E che dire dell’Assessore alla Sanità, giunto in pompa magna da Roma a suon di curriculum e rivelatosi in diverse occasioni motivo di imbarazzo politico per la maggioranza.

La strategia della narrazione, anche per mascherare i risultati pressochè assenti conseguiti finora dalla nuova Giunta, è stata attuata su più fronti in questi mesi. Uno degli esempi più clamorosi è stato quello del Pride svoltosi a Cagliari sabato scorso, con le incredibili affermazioni della Todde: “per la prima volta la Regione Sardegna ha partrocinato e partecipato alla manifestazione”, dimenticando che già il Presidente Pigliaru partecipò alla manifestazione tanti anni fa e che la sua Giunta patrocinò gli eventi. Basta una velocissima ricerca su internet per trovarne conferma; in pochi, tuttavia, saranno andati a cercare un riscontro, e – probabilmente – su 10 sardi almeno otto o nove si saranno convinti che veramente ci sia stata questa novità.

La medesima strategia dell’annuncio è stata messa in opera in occasione dell’approvazione, da parte del Parlamento, della legge sull’autonomia differenziata; con la Sardegna che si è assunta il ruolo di capofila nel contrasto della stessa, definita come una legge che “spacca l’Italia e indebolisce il Sud”. Peccato che l’autonomia differenziata – della quale la Regione Emilia Romagna a guida PD, unita con la Sardegna in questa battglia, ha chiesto di avvalersi già da qualche anno dato che la norma costituzionale di riferimento esiste dal 2001 – fosse indicata come “questione prioritaria” nel programma del governo Conte I.

La strategia della narrazione è proseguita, poi, con l’incontro di Sorgono con i sindaci del Mandrolisai: anche qui è stata annunciata una cabina di regia con “l’obiettivo di proporre un modello di sviluppo che faccia leva sulla fiscalità di vantaggio e sulle risorse delle aree interne” nonché il “rafforzamento del presidio ospedaliero di Sorgono”. Discorsi che si sentono, ormai, da decenni mentre quel territorio si indebolisce sempre di più. Alle zone interne servono interventi immediati, non ulteriori riflessioni. In campagna elettorale si promettevano soluzioni, non ricognizioni dei problemi che si conoscono da tempo. Eppure, l’effetto-annuncio rimane, con tutti i telegiornali che hanno proposto la presenza della Presidente della Regione in quel territorio e tanti cittadini onorati di quella presenza.

E ancora, la strategia della narrazione è quella che va in onda in occasione di tutte le riunioni della Giunta, che vengono addirittura numerate singolarmente nei post con hashtag “la Regione comunica”. Delibere, in gran parte, di ordinaria amministrazione che vengono pubblicizzate come se fossero importanti tasselli di un cambiamento che finora non si è visto. A chi è meno attento, però sembrerà di essere in presenza di continue novità.

Ora, il punto è uno solo. Come si contrasta questo modo di fare politica? Non è semplice. L’opposizione extra-consiliare, ad esempio, ha lanciato delle proposte molto serie per emendare il ddl sulla moratoria che così come sarà approvato si rivelerà non solo inutile ma addirittura dannoso; nonché per la modifica delle legge elettorale. Il problema, però, è che sull’opinione pubblica ormai fa più presa l’annuncio stringato, la rivendicazione di un primato, piuttosto che la proposta di legge che necessita di studio e approfondimento. Così come l’opinione pubblica non andrà a verificare che non è stata la Todde la prima Presidente a partecipare al Pride. Tuttavia, mentre a livello nazionale esistono organi di informazione in grado di contrastare più efficacemente la propaganda, in Sardegna tutto ciò è assai più difficile. La stampa è, sostanzialmente, concentrata nelle mani di due editori, impegnati anche su altri fronti. Le testate indipendenti che fanno contro-informazione (ad esempio Indip) sono organi perlopiù di nicchia; i siti o le pagine che illuminano sulla politica regionale (come Sardegna e Libertà o i profili di altri intellettuali) non hanno la forza per contrastare la potenza mediatica di chi si trova al potere.

Per ribattere alla politica della narrazione, pertanto, è necessario indagare sulla fondatezza di questi annunci e portare i cittadini a riflettere sul contenuto degli stessi. È necessario un lavoro paziente e a medio termine. Premesso che l’opposizione di centrodestra non sembra all’altezza di svolgere questo compito, l’unico modo per agire in questo senso è il coinvolgimento e il rafforzamento delle forze extra-consiliari in collaborazione con le associazioni e i comitati. Occorre, in altre parole, creare una rete tra forze di opposizione di matrice sarda ed entità che operano sul territorio in grado di scandagliare l’operato del potere e portare i cittadini a conoscenza di ciò che accade realmente, al di là degli slogan, attraverso le piattaforme che le nuove tecnologie mettono a disposizione.

Se non si opererà in questo senso, i sardi continueranno a convincersi di una realtà che non esiste. E, soprattutto, a farsi condizionare dai reel degli spin doctor, ingaggiati per svolgere esattamente questo compito.