Se si volesse qualificare, con una parola, la polemica innescata ieri dal coordinatore grillino Ettore Licheri e rilanciata da numerosi esponenti del Campo Largo – alcuni, purtroppo, della sinistra che si autodefinisce democratica – la rosa delle definizioni da cui pescare non potrebbe fare a meno di vocaboli quali strumentale, ingannevole e persino offensiva.
L’intenzione di Licheri e dei suoi alleati è stata – è evidente – quella di deviare l’attenzione del dibattito pubblico dalle palesi difficoltà che la loro candidata ha dimostrato negli ultimi giorni: sono bastate una richiesta di confronto pubblico e la pubblicazione di un paio di dirette streaming degli incontri della Todde per mettere in luce la palese inconsistenza della candidata nuorese e rendere necessario ricorrere ad una polemica da social nella quale scatenare i soliti commenti volgari e offensivi su una questione infondata di distrazione di massa; assai utile a chi, evidentemente, non possiede gli strumenti per dibattere nel merito delle questioni che dovrebbero interessare la campagna elettorale.
Afferma Licheri: “trovo sconcertante che tutte [prima inesattezza: Progetto Sardegna raccoglie le firme, n.d.r.] le liste che appoggiano Soru potranno partecipare alle elezioni grazie a esponenti del centrodestra (…) evitando la faticaccia di raccogliere le firme”. Aggiunge, senza timore di cadere nel ridicolo: “è evidente che Soru è il principale alleato della destra”.
È curioso che Licheri – che forse inizia a mettere le mani avanti rendendosi conto che la Todde, di cui è stato sponsor, sta andando incontro ad una sconfitta notevole – accusi gli avversari di scansare la raccolta le firme; proprio lui che, essendo stato eletto grazie alle liste bloccate, ha potuto evitare di procurarsi ben altro, ossia le preferenze per sedersi in Parlamento. Ma, a parte questo, le considerazioni del pentastellato sassarese manifestano una concezione della democrazia che, nel provenire da un senatore, appaiono sinceramente preoccupanti.
È opportuno ricostruire il quadro normativo.
La sciagurata legge elettorale regionale vigente prevede, all’articolo 21, che le liste dei candidati per ciascuna circoscrizione debbano essere sottoscritte da almeno 500 elettori (1000 in quelle più grandi). Tutto ciò deve avvenire nel giro di pochissimi giorni, rendendo assai complicata la partecipazione alla consultazione per le compagini di nuova formazione. La norma, infatti, esenta da tale compito le liste che vantino la presenza di un proprio componente nel Consiglio Regionale. Il sen. Licheri, pertanto, vorrebbe che i partiti minori si accollassero “la faticaccia di raccogliere le firme” mentre il proprio partito, disponendo di consiglieri in carica, ne è esonerato.
Lo stesso articolo 21, proprio per attenuare la disparità di trattamento tra le forze già rappresentate e quelle ancora assenti dal Consiglio Regionale, esenta le nuove liste dall’onere di raccogliere le firme qualora un consigliere regionale in carica vi aderisca con una dichiarazione formale. In altre parole, i singoli consiglieri regionali in carica, con una adesione meramente tecnica e assolutamente non politica, possono consentire alle nuove formazioni di partecipare alle elezioni senza passare per le forche caudine della raccolta firme, la quale taglierebbe fuori, per via della complessità del procedimento di autenticazione e presentazione accresciuta dalla conformazione del territorio sardo, una larga parte di esse.
Si tratta di un gesto di cavalleria istituzionale che prescinde dalle appartenenze politiche: intanto ti consento di partecipare, poi ci sfideremo alle elezioni.
I seguaci della Todde fingono di non sapere che una buona parte delle liste del Campo Largo ha beneficiato di questo espediente: per citarne qualcuna, Moriconi ha aderito a Orizzonte Comune; la Pinna a Sinistra Futura; Deriu a Demos e così via. Mentre la lista indipendente Sardegna Resiste, guidata da Lucia Chessa, ha ottenuto l’adesione di Gian Filippo Sechi.
E le liste di Soru? Trattandosi di una coalizione nuova, nessuna di esse, ovviamente, disponeva di propri consiglieri in carica. I Progressisti, che avrebbero potuto garantire questo appoggio, hanno tradito la Rivoluzione Gentile a pochi giorni dalla presentazione delle liste. Premesso che, come detto, Progetto Sardegna sta raccogliendo le firme, se – come raccontano da mesi gli esponenti del Campo Largo – ci fosse stata davvero l’intenzione di un dialogo, avrebbero tranquillamente potuto offrire questo supporto alle formazioni che appoggiano Soru. Ciò dimostra quanto la ricerca di unità di cui parlano da mesi, a sproposito, la Todde e Comandini sia solo una finzione, uno dei tanti slogan ad uso e consumo di chi è ancora convinto che la candidatura imposta ad ogni costo sia quella di Soru e non quella della Todde, scelta a Roma senza che a Cagliari potessero ribattere.
La verità è che questa sensibilità democratica verso le formazioni minori è emersa tra le forze del centrodestra e non tra quelle del centrosinistra. Le quali, probabilmente, avrebbero preferito non dover fronteggiare un avversario; magari vincere facile, come quei calciatori che esultano dopo una rete segnata col rivale a terra.
Da qui il nervosismo di Licheri. Qualcuno, nel centrodestra, ha interesse ad un rafforzamento della Coalizione Sarda? Assolutamente no, dato che anch’essi si trovano ad affrontare un avversario ostico che sottrarrá molti seggi anche a loro. Tuttavia, se anche ci fosse una convenienza, farebbe parte delle regole del gioco; idem per chi può beneficiarne. Non c’è alcun sotterfugio, né stratagemmi sotterranei: lo prevede la legge ed è sempre stato applicato senza alcuna polemica.
Di tutta questa vicenda sconcerta, tuttavia, non solo la strumentalizzazione – agevolata dalla stampa che ha fatto credere che solo le liste di Soru beneficiassero, nelle tenebre, di questa possibilità – ma anche la preoccupante idea di democrazia di Licheri e di tanti suoi alleati.
Licheri avrebbe mostrato di essere un vero democratico se avesse fatto un plauso alla possibilità concessa a forze nuove, giovani, di partecipare alle elezioni; se avesse contestato gli ostacoli frapposti alla vita democratica da questa legge elettorale che i 5 Stelle, in cinque anni, non hanno fatto nulla per modificare; se, anziché attaccare pesantemente chi fornisce un supporto per superare gli ostacoli, avesse contestato la macchinosità del procedimento di raccolta firme in un territorio frammentato come quello sardo.
Licheri ha preferito, anziché mostrare signorilità istituzionale, gettare nella mischia una polemica penosa, pretestuosa, di infimo livello, volta unicamente a scatenare le reazioni sguaiate di supporter del tutto privi di nozioni istituzionali, i quali, non conoscendo questi meccanismi che costituiscono la prassi (è usuale, a tutti i livelli, sottoscrivere liste alle quali non si appartiene per consentirne la partecipazione) fanno pensare a chissà quali accordi sottobanco. Licheri, e soprattutto i sedicenti democratici che l’hanno seguito, hanno toccato il fondo con questa campagna di delegittimazione. La campagna elettorale farà luce su questi altarini. Ma in ogni caso vige, come sempre, il doppiopesismo pentastellato ed è questa la ragione per cui la Todde non è in grado di accettare il confronto proposto da Soru: le loro contraddizioni cadrebbero come un castello di carte.
P.S.: sarebbe assai interessante l’elaborazione di un resoconto che riepiloghi tutti i casi in cui gli emendamenti alla legge di bilancio per elargizioni varie, proposti da chi, oggi, ha agitato questo argomento, sono passati anche con i voti di consiglieri del centrodestra. Sono certo che emergerebbero spunti interessanti.
Antonio Piras