La Giunta Todde revochi l’autorizzazione per il parco eolico di Villacidro

La vicenda del parco eolico di Villacidro ha indotto importanti esponenti del Campo Largo a correre ai ripari e ad affannarsi, attraverso sofisticati – talvolta disperati – sofismi interpretativi, per mettere in luce distinguo del tutto assenti quando, appena due settimane fa, impazzavano i post di giubilo volti a magnificare le virtù di questo provvedimento in realtà fragilissimo e che mostra già le prime di tante crepe, non visibili solo agli sguardi più ingenui.

Secondo il consigliere Mandas, ci sarebbe stato un “difetto di comprensione”; ma forse avrebbe fatto meglio a parlare di difetto di spiegazione proprio da parte di chi quella legge l’ha approvata. I video sono ancora disponibili: era stato proprio l’On. Mandas, il 2 luglio, ad affermare che “per 18 mesi verranno bloccati tutti gli impianti da fonte rinnovabile” (minuto 1.22), aggiungendo: “tutti quelli che hanno uno sfruttamento del suolo”. Ecco, per evitare il “difetto di comprensione” da parte dei cittadini, sarebbe stato opportuno che fin da quel momento gli esponenti della maggioranza avessero fornito le spiegazioni illustrate ieri. Anche perché questa debole norma si riferisce solo ai “nuovi impianti”, lasciando all’interpretazione dei giudici il compito di chiarire il contenuto di questa definizione.

Lo stesso On. Mandas, nel video del 18 luglio – ossia quando ormai era noto a tutti che a Villacidro erano in corso lavori non interrotti dalla moratoria – afferma che se fossero stati bloccati gli impianti già autorizzati o quelli per i quali i lavori fossero stati già iniziati la norma sarebbe stata incostituzionale. Su questo, sarebbe meglio tranquillizzare l’On. Mandas: la norma è già incostituzionale, per le ragioni già evidenziate in precedenti contributi. È lo è, soprattutto, in virtù del parametro introdotto dal Decreto Draghi approvato, tra gli altri, proprio dai 5 Stelle. È proprio in quell’esecutivo, e in chi lo sosteneva o, come ormai noto a tutti, ne ha fatto parte, che vanno ricercate le maggiori responsabilità politiche di quanto sta accadendo: la ragione per la quale le critiche si stanno concentrando sui partiti che appoggiano in Sardegna questa amministrazione regionale, risiede nel fatto che – sebbene essa sia in carica da poco più di tre mesi – sono stati anche i principali partiti che la sostengono gli artefici dell’approvazione di quel decreto n. 199/2021 che – nell’attribuire alle Regioni il compito di individuare le aree idonee – legava contemporaneamente le mani, i piedi ed anche il collo alle stesse, costringendole ad attendere l’emanazione di un decreto ministeriale (pubblicato dopo tre anni) per poter procedere ma vietando, al contempo, di approvare moratorie nell’attesa e consentendo, così, ai procedimenti amministrativi di andare avanti pur in assenza della possibilità per la Regione di incidere sulla individuazione delle zone per l’installazione degli impianti.

Da qui nasce il far west. Da qui nascono le critiche ai partiti che hanno consentito tutto questo. Le responsabilità politiche sono enormi, innegabili. Chi non era d’accordo con quella linea, o non sapeva – e allora non era all’altezza di rivestire quel ruolo – oppure l’ha accettata, e allora non può sfuggire alle critiche.

Detto questo, se l’amministrazione regionale in carica, come afferma, ha veramente a cuore la salvaguardia del territorio sardo – che sicuramente non sarà tutelato dalla debolissima e inutile moratoria di cui alla l. 5/2024 – uno strumento su cui ragionare in questa fase transitoria ci sarebbe. La Todde è disposta ad attivarlo?

Premettiamo fin da subito che questo rimedio avrebbe un costo, di cui si dirà più avanti. Del resto, come si sa, gli errori si pagano. Ma procediamo con ordine.

La norma che disciplina il rilascio delle autorizzazioni per l’installazione di impianti eolici è, come ricordato in altre occasioni, l’art. 12, d. 387/2003. Il comma 4 della norma prevede che l’autorizzazione è rilasciata (nel caso che ci interessa, dalla Regione)  con le modalità stabilite dalla legge 7 agosto 1990, n. 241, ossia la normativa fondamentale in materia di procedimento amministrativo.

Ebbene, l’art. 21 quinquies della stessa prevede lo strumento della revoca del provvedimento amministrativo. Essa consiste in un rimedio in autotutela che consente di rimuovere ex nunc (ossia, non retroattivamente) l’autorizzazione già concessa. A sostegno della medesima, sono necessari sopravvenuti motivi di pubblico interesse. Nel caso di specie, i sopravvenuti motivi di pubblico interesse, rispetto alla situazione sussistente nel 2018, sono evidenti: il quadro normativo nazionale ed europeo è completamente mutato, la Regione si è trovata a far fronte ad un attacco speculativo di portata difficilmente ipotizzabile sei anni fa, il decreto ministeriale Pichetto Fratin ha assegnato alla Sardegna una quota di produzione da rinnovabili esponenzialmente inferiore rispetto a quella delle richieste in corso. In altre parole, se nel 2018 la Regione poteva avere interesse all’installazione dell’impianto di Villacidro, mentre non è detto che oggi quell’interesse permanga dato che l’individuazione delle aree idonee porterà ad una riconsiderazione delle valutazioni e alla luce del fatto che la Sardegna è oggetto di un enorme attacco speculativo.

Se è vero, com’è stato affermato, che gli impianti già autorizzati non coperti dalla moratoria costituirebbero un numero esiguo, la Giunta Regionale adotti un atto veramente coraggioso, a differenza di quanto fatto con la L.R. 5/2024: revochi l’autorizzazione per il parco eolico di Villacidro e quelle riguardanti casi analoghi.

Chiaramente, un atto di questo tipo darebbe luogo ad un costo: l’art. 21 quinquies della l. 241/1990 prevede, in caso di esercizio del potere di revoca, la corresponsione di un indennizzo ai privati che subiscano la revoca dell’autorizzazione. E a chi obietterà che non possiamo permetterci questi costi, possiamo rispondere con due argomentazioni.

Innanzitutto, le terre che verranno devastate irreversibilmente hanno un valore ambientale sicuramente maggiore dell’indennizzo che ci troveremmo a pagare. Sarebbe, pertanto, un investimento che avrà un ritorno a lungo termine.

In secondo luogo, le risorse potrebbero essere reperite iniziando a tagliare i costi del folto super staff della Giunta; quelli contro i quali, all’epoca di Solinas, i partiti dell’attuale maggioranza diedero luogo ad attacchi veementi che hanno condotto molti elettori a votare per questo schieramento mentre forse non l’avrebbero fatto se avessero saputo che quella legge non solo non sarebbe stata abrogata ma sarebbe stata sfruttata a piene mani dalla nuova maggioranza.

La Todde e la maggioranza che la appoggia sarebbe, dunque, disposta a revocare l’autorizzazione concessa per il parco eolico di Villacidro, coprendo una parte dei costi per gli indennizzi col taglio della legge sul “poltronificio” di Solinas della quale il Campo Largo si è avvalso con le recenti nomine?

Antonio Piras