Non ha certo bisogno di presentazioni una delle più autorevoli voci del panorama intellettuale sardo, quella del prof. Bachisio Bandinu; dalla quale si leva, oggi, una proposta (si riporta in calce il testo integrale) di consistente importanza, volta a dare vita ad un incontro-dibattito – alla presenza di tutte le componenti interessate dalla vicenda della speculazione energetica – con la finalità di valutare “tutte le proposte, gli interventi, gli obiettivi, che ci permettano di contrapporre allo Stato le ragioni, i diritti e le necessità vitali del popolo sardo”.
Se l’idea di Bandinu dovesse concretizzarsi, prenderebbe piede un passaggio di portata storica. Si tratterebbe, infatti, di un’occasione unitaria senza precedenti non solo per valutare come fermare la speculazione, ma anche per dibattere sul modello energetico, ambientale, economico e di sviluppo sul quale le parti immaginano che possa reggersi l’economia della Sardegna nei prossimi decenni.
Qualcuno potrebbe obiettare che la sede naturale per affrontare tale vertenza sarebbe il Consiglio Regionale. Ma esso costituisce la sede della rappresentanza politica (peraltro negata alle minoranze da una legge elettorale incostituzionale) mentre questo confronto concederebbe un diritto di tribuna a tante altre istanze che in Via Roma non trovano spazio (si pensi, ad esempio, ai parlamentari sardi o ai sindaci). A ciò si aggiunga che il medesimo Consiglio Regionale, nell’approvare in tutta fretta la moratoria dai giorni contati di cui tante volte abbiamo parlato, ha, di fatto, evitato l’avvio di un dibattito aperto e si è arroccato su una posizione che non solo non porterà frutti, ma che potrebbe essere foriera di conseguenze dannose.
In campo non è stata schierata, dunque, soltanto la legge n. 5. Molti Comitati spontanei, unitamente ad altre forze, sostengono la c.d. legge-Pratobello. C’è, poi, la proposta di Progetto Sardegna; quella avanzata da Sardegna chiama Sardegna; nonché la richiesta di referendum di cui si è fatto promotore l’avv. Pala. Ma sono attori della partita anche l’ANCI, i parlamentari sardi, i vari giuristi che hanno approfondito l’argomento, numerosi intellettuali che stanno seguendo la vicenda e suggerendo soluzioni, migliaia di cittadine e cittadini che si informano quotidianamente sull’evolversi della stessa o che danno vita a manifestazioni importanti.
La scena è, dunque, composita, e le varie parti in gioco non hanno potuto disporre, finora, di un momento di confronto diretto in presenza, finalizzato a valutare l’efficacia o le lacune delle varie soluzioni in campo al fine di addivenire ad una sintesi. Un dibattito di questo tipo, grazie alle moderne tecnologie, potrebbe essere seguito da casa da tutti i sardi.
Chi ha realmente a cuore le positive sorti di questa battaglia non può tirarsi indietro rispetto a questo extra ordinario momento di contraddittorio “costituente”: anche perché, se funzionasse, potrebbe dare vita ad un modello replicabile anche ad altre questioni storiche che interessano la nostra terra.
Rifiutare il confronto significa, con tutta evidenza, ammettere che la propria posizione non è sostenibile, certificandone la debolezza. Sarà interessante constatarlo.
Peraltro, l’iniziativa proposta da Bandinu rappresenterà un ineludibile banco di prova anche per la stampa sarda, clamorosamente su fronti opposti in questa fase: da un lato, testate che hanno incentrato su questa battaglia l’intera linea editoriale; dall’altro, coloro che tengono sistematicamente – e in maniera a dir poco grottesca – celata la rivolta democratica che sta prendendo piede in Sardegna.
Lo spazio che verrà concesso o meno all’appello di una personalità di indiscutibile spessore e al di sopra delle parti quale quella di Bachisio Bandinu consentirà di effettuare le opportune valutazioni sullo stato di salute della nostra stampa; la visibilità che questo appello riceverà sarà rivelatore delle reali intenzioni dei media isolani: risolvere realmente il problema o alimentare altre dinamiche?
Spetterà anche ai singoli cittadini, specie quelli che si stanno spendendo nelle varie iniziative, contribuire a diffondere questo appello e a far sì che non cada nel vuoto: solo così saremo in grado di accertarci se i promotori delle varie proposte si sentono in grado di argomentarle efficacemente in contradditorio; solo così saremo nelle condizioni di comprendere se dietro ciascuna proposta esiste, realmente, una visione a lungo termine sulla Sardegna del futuro.
È opportuno, pertanto, che questo appello venga fatto proprio – con la condivisione, la diffusione, l’adesione – da tutti i sardi che hanno a cuore il problema, affinché i destinatari non trovino, nell’indifferenza dei cittadini, motivo per sottrarsene.
Antonio Piras
Di seguito, il testo integrale dell’appello del prof. Bachisio Bandinu.
PROPOSTA DI UN INCONTRO DIBATTITO
Forse per la prima volta, nella storia della Sardegna, si sta formando una presa di coscienza a forte diffusione popolare contro quella che può essere definita la più grave servitù che la nostra Terra si appresta a subire. Da qualche anno a questa parte si assiste infatti a una crescente mobilitazione popolare contro la speculazione sulle fonti rinnovabili, che minaccia l’identità ambientale e l’auspicabile prospettiva di un autonomo modello di sviluppo economico e sociale che generi salute e benessere diffusi.
In questo quadro positivo di coscienza, intenti e proposte (tutte utili e valide) si stanno insinuando e si stanno diffondendo motivi di conflittualità e di lacerazione tra gruppi, tra comitati, tra associazioni. E un fenomeno estremamente pericoloso, e purtroppo anche un retaggio storico che divide, crea sospetti, lancia accuse, inventa complotti. Produce le tifoserie. L’energia positiva si scarica a massa, si disperde e si consuma in contrapposizioni laceranti.
Occorre sanare il conflitto. In questa prospettiva può essere utile un incontro di tutte le componenti, per fortuna numerose e appassionate, per svelenire le polemiche, ma soprattutto ricomporre l’unità di intenti verso l’obiettivo comune.
Si tratta di consolidare, rinforzare e arricchire attraverso un momento di dibattito che valuti tutte le risposte, le proposte, gli interventi, gli obiettivi, che ci permettano di contrapporre allo Stato le ragioni, i diritti e le necessità vitali del Popolo sardo.
Ciascun gruppo, ciascuna associazione, ciascun comitato, ciascuna singola persona, mette sul tavolo tutte le carte da giocare, per impostare un piano di difesa e di attacco delle ragioni più valide a profitto del Popolo sardo. Così si definisce il quadro di saperi giuridici, politici, sociali, culturali che si rifanno ad articoli della Costituzione italiana e dello Statuto sardo, alla legge urbanistica, alla estensione del Piano paesaggistico e altro.
Fondamentale il ruolo dell’Anci che rappresenta più ampiamente le comunità locali. Del tutto necessaria la presenza della Giunta regionale, per chiarire le decisioni prese e da prendere, ma soprattutto per intendere, in senso più decisamente politico, la volontà del Popolo sardo.
Nessuna primogenitura e nessun atteggiamento da verità in tasca: questa è una battaglia che si può vincere soltanto uniti, con un complesso di strumenti e un inedito esercizio dell’intelligenza collettiva. Pertanto l’incontro-dibattito che si propone, proprio perché è in gioco il futuro della Sardegna, acquista il valore e il significato di una embrionale Assemblea Costituente: un incontro di conoscenze e di passione per fare comunità e scrivere il nostro futuro, come poche volte nella Storia abbiamo fatto.
La battaglia giuridica e politica con Roma non è affatto facile, anzi incontrerà difficoltà enormi, perché nel contenzioso tra Stato e Regione, la Consulta dà quasi sempre ragione allo Stato.
Un motivo in più per essere uniti.
Se c’è un consenso diffuso, l’incontro-dibattito si può mettere in atto, se si ritiene superfluo e inutile, valga almeno il proposito di conciliazione: disarmati tra di noi, armati contro il comune nemico.
Grazie
Bachisio Bandinu