Com’è noto, una legge elettorale lontana dal rispetto delle minoranze, dai canoni di rappresentatività e dal buon senso ha tenuto fuori dal Consiglio Regionale I rappresentanti della Coalizione Sarda.
Ma siamo sicuri che stare fuori dall’Aula di Via Roma impedisca di partecipare al dibattito politico in maniera altrettanto efficace?
Progetto Sardegna ha dato luogo ad una novità la quale, se avrà un seguito, rivoluzionerà la politica sarda. L’innovazione è stata rappresentata da due coinvolgenti convegni svoltisi a Cagliari nei giorni scorsi sul tema della speculazione eolica e della trasformazione urbana del capoluogo.
Tali incontri, tenuti in sale gremite, sono stati caratterizzati da due particolarità: la prima, costituita dalla partecipazione contestuale di esponenti di aree politiche (era mai successo?), esperti e cittadini, con approfondimenti di grande spessore; la seconda, rappresentata dalla trasmissione in streaming. La combinazione di questi due fattori ha dato vita ad un effetto inaspettato: non solo perchè è emerso un confronto vero, lontano dai soliti slogan; ma soprattutto perchè la partecipazione – in sala e da casa – è stata sorprendente, con un numero di visualizzazioni altissimo per I video.
La conseguenza è palese: un ampio numero di cittadini ha potuto ascoltare pareri illustri I quali, tra le altre cose, hanno smontato facilmente narrazioni infondate in atto in questi giorni (ad esempio, sulla famosa moratoria).
Ma, soprattutto, si è dato vita ad un confronto realmente aperto a tutti, a differenza di quanto sta accadendo nel Consiglio Regionale appena insediatosi, di cui al momento si ricordano solo I litigi per la spartizione di assessorati e presidenze di commissione. Se la Giunta si fosse aperta ad una discussione di questo tipo, avrebbe evitato di approvare una proposta di moratoria incostituzionale o un modello di continuità territoriale scopiazzato da quello fallimentare di Solinas.
Si era detto che non avendo rappresentanti in Consiglio Regionale, la Coalizione Sarda sarebbe stata tagliata fuori dalla politica sarda; ed invece, in virtù di questo nuovo metodo, si è inserita nel dibattito in maniera decisa, con la partecipazione di decine di migliaia di cittadini. Non si può dire altrettanto per le decisioni adottate a porte chiuse dalla nuova maggioranza.
A questo punto, c’è da chiedersi: è più utile una forza politica con uno, due, tre consiglieri regionali rinchiusi nelle stanze o una forza politica che pur non disponedo di consiglieri è in grado di organizzare eventi che, tra presenti e collegati, attira decine di migliaia di persone? È maggiore la pressione politica di un consigliere regionale di opposizione il quale presenta un’interpellanza che rimane ignota ai più o quella apportata da una forza politica che riunendo le varie sensibilità sul tema si apre al mondo con argomenti che poi, attraverso il passaparola, diventano opinioni condivise o quantomeno stimolano un confronto aperto? Fino a quando gli organi di stampa principali sono convinti che censurare, incredibilmente, eventi di tale importanza rappresenti una mossa intelligente, dato che I social fanno rimbalzare queste iniziative sulle bacheche di mezza Sardegna rendendo patetico il tentativo di nascondere ciò che in tantissimi stanno vedendo in diretta o in differita?
Diffusione di idee, partecipazione, aggiramento delle tecniche di censura, vanificazione di effetti antidemocratici della legge elettorale. Questa iniziative stravolgono l’immobilismo del Palazzo, gettano non sassi ma massi nella palude. Cosa accadrebbe se tali iniziative divenissero la regola e si moltiplicassero nei territori? Ecco perchè fa molta paura – e non se ne dà diffusione – una cittadinanza che ascolta idee nuove e che trova una via alternativa rispetto ad un’informazione monopolizzata e asfittica. Sulla quale non faranno più presa, poichè informata, I discorsi fumosi e vuoti di una certa politica che non si è ancora resa conto che la campagna elettorale è finita e che ora si attendono fatti concreti.
Antonio Piras