Einstein Telescope: fastidiose lamentele o legittimi dubbi?

Affermava Voltaire che “il dubbio non è piacevole, ma la certezza è ridicola”. Per questo motivo, andrebbe salutato con favore il ragionamento del cittadino lulese che nel corso del convegno sull’Einstein Telescope – pur dichiarandosi non contrario all’opera – invitava la Presidente della Regione e gli altri ospiti a coltivare un minimo di “sano scetticismo” in ordine alla stessa; la quale potrebbe sicuramente apportare dei benefici a quel territorio senza però indurre i cittadini ad abbassare la guardia e ad accettare passivamente tutto ciò che viene imposto dall’alto a chi, in quei luoghi, ci vive tutti i giorni.

Davanti a questo ammonimento, tuttavia, la Presidente della Regione ha pensato bene – dopo aver ricordato che in Sardegna abbiamo nientemeno che strade, ospedali (fino a quando?) ed aeroporti – di lanciare un’accorata invettiva contro le “lamentele”, che andrebbero lasciate “fuori dalla porta”.

C’è, tuttavia, una bella differenza tra scetticismo e lamentela. Se quest’ultima è una lagnanza prolungata e insistente, talvolta pretestuosa, lo scetticismo è un’inclinazione a dubitare; e, proseguendo nella citazione di Voltaire, solo gli stolti non dubitano mai.

I sardi, invece, farebbero bene a dubitare. Perchè, come ricordato nel corso del dibattito, gli stessi discorsi entusiastici in nome del progresso che ora si sentono a proposito dell’Einstein Telescope sono stati fatti, in passato, su Ottana, su Furtei, sulla Saras e anche sull’eolico, prima che si scoprisse – troppo tardi – l’amara verità.

Veniamo, tuttavia, al dunque. I dubbi manifestati dal cittadino di Lula andrebbero ascoltati con maggiore attenzione. Specie se, ancora una volta, si guarda al quadro normativo.

In pochi, infatti, conoscono il decreto legge n. 13/2023. Ebbene, in sede di conversione del medesimo, con l. 41/2023, sono stati inseriti due nuovi commi all’art. 47 del DL originario: il comma 9 quinquies e il comma 9 sexies.

Il comma 9 quinquies prevede che “al fine di consentire la realizzazione e il pieno funzionamento dell’infrastruttura di ricerca denominata «Einstein Telescope»”, gli “ulteriori titoli abilitativi” necessari per lo svolgimento di una serie di attività economiche, indicate nell’allegato 1 al decreto, vengano “rilasciati dalle amministrazioni competenti di concerto con il Ministero dell’universita’ e della ricerca, sentito l’Istituto nazionale di fisica nucleare”. Al momento, tra queste attività rientrano, ad esempio, la produzione di energia elettrica e la costruzione di strade e ferrovie. E i comuni interessati sono, ad oggi, 20: Ala’ dei Sardi, Benetutti, Bitti, Budduso’, Dorgali, Galtelli, Irgoli, Loculi, Lode’, Lula, Nule, Nuoro, Oliena, Onani’, Orune, Osidda, Padru, Pattada, Siniscola, Torpe’.

Significa, in altre parole, che in questi territori non potrà essere autorizzata, ad esempio, la costruzione di una nuova strada se non “di concerto” col Ministero dell’Università. Ciò significa che il Ministero potrebbe opporre un veto.

Qualcuno potrebbe rispondere che non si tratta di una limitazione così importante; e che si potrebbe rinunciare a qualche nuova strada o a nuove produzioni di calcestruzzo, gesso e cemento o taglio di pietre se i benefici sono quelli di cui si parla. Il problema, tuttavia, nasce nel momento in cui si va a leggere il successivo comma 6 dell’art. 47 citato.

Tale norma, infatti, dispone: “Le attivita’ economiche ovvero i territori comunali di cui al comma 9-quinquies possono essere modificati, sulla base di esigenze oggettive connesse alla preservazione della piena funzionalita’ dell’infrastruttura di ricerca e alla riduzione delle potenziali interferenze con essa, con decreto del Ministro dell’universita’ e della ricerca”.

Si tratta di una disposizione importantissima. Perchè prevede che sarà sufficiente un semplice decreto ministeriale, senza che la Regione o i Comuni possano avere voce in capitolo nella determinazione del suo contenuto, per stabilire che il “concerto” col Ministero dell’Università diventi necessario per il rilascio di questi ulteriori titoli abilitativi necessari per lo svolgimento di altre attività dotate di codice Ateco, in aggiunta a quelle attualmente indicate. La norma attualmente in vigore prevede, come unico paletto per l’estensione ad altre attività o ad altri comuni, quello delle “esigenze oggettive”. Come si può ben intuire, un criterio del tutto vago.

Ecco perché, se è vero che l’Einstein Telescope, se assegnato alla Sardegna, potrebbe apportare sicuramente importanti benefici, bisogna vigilare, allo stesso tempo, sul rischio che per ottenere questi vantaggi (che nel progetto vengono riferiti, in particolare, ai “servizi di accoglienza, ristorazione e catering, servizi di pulizia, rivendita al dettaglio e all’ingrosso, sicurezza, manutenzione dell’infrastruttura, degli impianti tecnologici e dei software”) non si accettino pesanti limitazioni ad altre attività del territorio. L’importante è saperlo. Perchè è giusto che i cittadini sappiano che oltre a godere dei benefici dovranno sopportare anche qualche sacrificio. Quando il quadro sarà chiaro, potranno farsi un’idea più precisa.

Anche perché non va dimenticato che il progetto stima la durata dell’attività in 30 anni; trascorsi i quali, ai posteri bisognerà riconsegnare un territorio non compromesso (anche economicamente). E, per poterlo fare, occorre sorvegliare. Al contrario, silenziare coloro che manifestano delle perplessità comporta il rischio che si commettano degli errori. Come accaduto per l’eolico, sul quale ora si cerca di apporre tardive pezze. Mentre, se fossero state ascoltate le “lamentele” degli scettici, il problema, oggi, non sussisterebbe.

(Antonio Piras)